venerdì 11 novembre 2011

Lettera di Marcello agli Allievi del 2011

Acqui Terme, 07 Ottobre 2011

Carissimi Fratelli Scout,

Un problema di salute ed un improvviso, ma non imprevisto, lutto mi hanno costretto a stare poco con Voi ed ad andare via prima del previsto e questa mia, in fondo, vuole toccare quei punti che avrei dovuto trattare e che sono rimasti in sospeso.

Spero che la cerimonia, si fa per dire, del sassolino sia stata compresa da tutti, nel suo giusto significato, nella vita di tutti i giorni ciascuno di noi è parte integrante di una sorta di muro al quale con la giusta malta diamo solidità, io non ricordo più tutti i nomi ne ho i volti dei compagni con i quali feci il mio Capo Scuola ad Opicina, ma tutti sono scolpiti nel mio cuore con tanti di loro ho continuato a vivere la grande avventura dello scoutismo.

I Romani creando i fasci littori, scure bipenne inserita tra dodici verghe, volevano simboleggiare la fragilità delle singole verghe, la forza dell’insieme, così per noi la inutilità della singola pietra (del singolo), muro compatto se cementate insieme.

Lasciate che mi presenti un momento, non sono il soggetto misterioso, o ancora peggio l’oggetto misterioso.

Mi chiamo Marcello Penzone è sono un Capo dell’AGESCI, sono stato invitato a parlare in alcune sessioni di Spiritualità, Veglie, attività all’aperto, rilevanza del gruppo nella Propria Comunità ove per Comunità si deve intendere l’ambiente che ci circonda, ed inoltre con una frase che mi piace molto “un movimento tante associazioni”e per concludere “come strutturare il rapporto con i genitori.

Sono di estrazione C.N.G.E.I, quando il mio peregrinare lavorativo mi portò in Acqui terme, non so come (ma il paese è piccolo e la gente mormora) il Vescovo mi fece interpellare dal parroco del Duomo, se ero disponibile al collaborare per la riapertura e rilancio del pluri defunto Gruppo Scout.

Ho fatto la mia prima affermazione da non ignorare, il Vescovo aveva saputo del mio essere scout, perché io non l’ho mai tenuto nascosto.

Tenuto conto che ero il Capo del Personale e che trattavo in maniera bellicosa con i Sindacati di questo mio essere scout, mai tenuto segreto, non ho mai avuto bisogno di difendere le mie scelte di vita, perché tutti rispettando me rispettavano le mie scelte.

Collaborai con una banda di adulti scatenati, di estrazione diversa per cultura, attività lavorativa, percorso di vita scout, tutti animati dalla stessa intenzione, riprendere a remare contro corrente ed insegnare a tanti altri ragazzi, futuri uomini, la bellezza del “remare contro” quando ti spinge un ideale profondo e pulito.

Erano gli anni 1983/1984 ed oggi il Gruppo esiste ancora ed ha una bella e splendida Comunità Capi.

Ma veniamo al dunque, se guardiamo su un qualsiasi vocabolario della lingua italiano troviamo che:

  • Spiritualità ; s.f. Sensibilità ai valori spirituali: uomo di profonda s. part. Il complesso dei motivi che delineano una concezione religiosa o una visione spirituale: la s. cristiana; la s. romantica.2. Natura o carattere spirituale: la s. di un rapporto. Dal lat. tardo spiritualtas -atis, der. di spirtus ‘spirito’ | sec. XIV

  • Religiosità ; <re-li-gio-si-tà> s.f. 1. Partecipazione, nel sentimento o nell’atteggiamento, a un ideale religioso (la sua r. mi sembra sincera), anche se non necessariamente legato a una particolare religione storica (la r. mazziniana; la r. della vita).2. Devozione e sollecitudine scrupolosa: conserva con r. l’autografo del poeta; osserva con r. i propri doveri. Dal lat. tardo religiostas -atis, der. di religiosus ‘religioso’ | seconda metà sec. XIII.

L’ultima annotazione di ogni singola definizione ci dice che la parola si è cominciata ad usare intorno al 13°secolo l’una e l’altra intorno al 14° secolo, ergo fino a quel momento non esisteva una suddivisione tra le due parole.

Le differenze sono sottili ed impercettibili, sostanzialmente filosofiche.

Ma, giustamente, poiché esistono ne dobbiamo tenere conto.

Il mio essere Cattolico traccia, inevitabilmente, il binario sul quale mi muovo pertanto a Voi distinguere gli aspetti filosofici da quelli religiosi, se cito un versetto delle scritture il non essere cattolico dell’altro ne tragga l’aspetto filosofico e non quello religioso.

Noi abbiamo a disposizione della cera molle e malleabile, ma possiamo maneggiarla una sola volta, quando la incidiamo lasciamo il segno, spesso indelebile.

Richiamare l’attenzione del ragazzo o dei ragazzi, su un panorama, su un’alba, un tramonto, sul percorso che le formiche in perfetta fila seguono per raggiungere il loro scopo, procacciarsi del cibo, sulla bellezza di un’arnia o di un qualsiasi nido ci consente di parlare della capacità degli animali di crearsi il bene per la sopravvivenza ma anche toccare argomenti che hanno una forma di spirituale.

Il nostro vivere di Capi sia sempre si si, no no, mai tergiversare, dire o lasciar intendere ai terzi, “ma si tanto ora non sono in divisa”. Due errori enormi: uno di ipocrisia, ambiguità mentale; l’altro non si usa la parola divisa ma uniforme, che ha un significato completamente diverso.

Perché i ragazzi ci osservano ma anche il così detto mondo esterno ci osserva, e se ci riempiamo la bocca di Legge e di Promessa, di concetti elevati, di questo e di quello e poi noi facciamo l’esatto contrario siamo molto più che ipocriti.

Se oltre che apparire saremo, allora anche il nostro porsi con il mondo esterno sarà più semplice sia con i genitori, sia con la cittadinanza, le autorità civili, la struttura ecclesiale, allora vivremo questo rapporto in modo semplice e lineare, perché tutti sapranno che di noi ci si può fidare perché siamo quello che diciamo di essere.

La nostra è una Legge, così detta positiva, ogni singolo articolo fa sempre una sola affermazione, o si è così o non si è scout, c’è poco da girarci intono, e questo vale anche per noi Capi, anzi per noi di più.

Il rapporto con i genitori sia sempre limpido e chiaro precisando sempre che non siamo l’alter ego della famiglia, ma una agenzia educative diversa, oggi che le coppie scoppiano facilmente è nostro compito capire solo per essere di aiuto ai ragazzi, mai inserirsi, sia pure involontariamente, in diatribe fra le varie posizioni.

Occhio, potrebbe verificarsi che la lite in famiglia degeneri, noi dovremo essere sempre dalla parte del ragazzo ed aiutarlo a superare il momento della crisi, ma mai sovrapponendosi ai genitori, noi siamo un’altra cosa.

Se vogliamo noi siamo l’amico sulla cui spalla il ragazzo può appoggiarsi e piangere, su cui può contare.

D’altro canto i genitori sono le persone con le quali abbiamo i primi rapporti per estendere ed allargare il rapporto conoscitivo del ragazzo con l’ambiente esterno.

È importante che questa operazione, “rapporti con i genitori ed ambiente esterno” che la Comunità Capi o come volete chiamarla, abbia una modalità univoco di comportamento.

Il viaggiare sparpagliati oltre che comportare una inutile perdita di tempo ci fa apparire, svincolati e perché no anche un po’ stupidi.

Se la Comunità Capi e abbastanza verticale è una fortuna perché dà una specie di garanzia ai genitori, che magari hanno difficoltà a parlare con un Capo giovane.

Se potete, cercate di avere uno spazio sul giornale locale o Diocesano, gli articoletti, non più di una cartella, servono a farVi vedere, a fa si che si sappia che esistete.

Quando feci la Promessa nel lontano ………….(omissis) risuonò una frase che ora non sento più “perché veritiero ed onesto”, non ricordo (scusate l’Halzaimer) se al momento della Promessa o la sera precedente durante la Veglia d’armi.

Ecco l’altro argomento la Veglia io a suo tempo feci la Vegli d’armi, guidata dall’Assistente Ecclesiastico e di puro stile ecclesiale, oggi possiamo e dobbiamo far vivere quel momento ai nostri ragazzi pilotando noi la Veglia, nello stile più consono alla nostra Associazione qualche preghiere non guasta, qualche esame, insieme, degli articoli della Legge, la Legge può essere esaminata sia da un punto di vista strettamente religioso, cosa che sconsiglio, sia da un punto di vista laico.

Oggi la veglia possiamo farla con le due le branche, maggiori E/G ed R/S con la branca L/C possiamo impostarla quasi come un gioco, evitando il buio troppo fitto (a quell’età, ma non solo, magari si ha ancora paura del buio), la esluderei senza ombra di dubbio per i Castori.

La Veglia non deve essere lasciata al caso, anche se può nascere spontaneamente, specie in età di Clan/Compagnia, escluderei la Veglia che dura tutta la notte, si corre il rischio che i ragazzi si addormentino ed allora si perde quasi tutto.

La Veglia nasce da un momento di riflessione religiosa, ma poi passa per la vigilia di una battaglia durante la quale, veglia, i soldati ed i loro condottieri passavano la notte in preghiera e riflessione,in seguito diventa anche una consuetudine dei nostri vecchi di passare alcune ore della sera/notte nella stalla (posto più caldo della casa) a raccontarsi fole, per poi essere utilizzata anche da noi scout per aiutare i nostri ragazzi alla riflessione interiore, alla meditazione.

Se volete farvi una risata tutte e due le schiere di soldati pregavano lo stesso dio per sconfiggere il nemico.

Noi possiamo solo dare delle indicazioni, perché la veglia porta il singolo individuo su percorsi così personali che non è possibile descrivere un modo univoco e buono per tutte le minestre, la traccia di partenza può essere suggerita, ma poi…..,se siamo presenti possiamo fare solo da contro altare, ascoltare rispondere con estrema sincerità e franchezza, ma mai andare oltre, la Veglia è un fatto personale, se il ragazzo vuole e desidera parlarcene ben venga e noi possiamo e dobbiamo ascoltare senza mai interferire con le conclusioni.

La veglia può avere due indirizzi ben precisi, solo spirituale ma anche religioso, però se volete dargli un taglio religioso non affidatevi alla vostra sola esperienza, se a domande non sapete rispondere, non arrampicatevi sulle ragnatele o sugli specchi, dite sinceramente “preferisco documentarmi meglio e risponderti”. È un piccolo male ma certo migliore di una risposta errata.

Tenete sempre presente che i ragazzi anche quando sono piccoli non sono mica stupidi.

I rapporti con i genitori sono prodromi dei rapporti con terzi, autorità comunali, vescovo, responsabili di strutture e/o aziende.

Ci siamo guadagnato il diritto di parola, nei rapporti con il così detto mondo esterno allo scoutismo, sin dai primordi dello scoutismo in Italia, con i caduti durante la 1° Guerra Mondiale, ragazzi che facevano servizio di sussistenza per i militari feriti, con Don Giovanni Minzoni assassinato a bastonate perché si era opposto alla chiusura del gruppo scout, alle Aquile Randagie che tanti uomini aiutarono a fuggire in Svizzera, senza guardare al colore delle divise ma guardando solo l’uomo che c’era dentro.

Durante l’alluvione del Polesine, il terremoto del Belice, il disastro del Vajont il terremoto dell’Irpinia, l’alluvione di Firenze, (sapete che nelle vostre file c’è almeno un “angelo del fango”?), il terremoto dell’Abruzzo, e le missioni all’estero.

In Irpinia, e parlo per conoscenza diretta, gli scout arrivarono per primi, la nascente protezione civile ed i mezzi dell’Esercito arrivarono in pompa magna e si dovettero fermare davanti alle strade sconvolte da terremoto ed ormai inesistenti, da carte militari non aggiornate.

Ebbene ci tocca ancora sentirci dire l’ormai, purtroppo famosa frase coniata da un IMBECILLE, “cretini vestiti da bambini che guidano bambini vestiti da cretini”, ci tocca sempre risalire la china, ma come è successo ai vostri predecessori farete certamente e meglio anche Voi, continuando a remare contro corrente perché come dice un canto dei Lupetti “una via sola è vera”, a Vicenza, a Padova, per citare duo località nell’immediato passato dei Campi di Formazione, ed in tanti altri posti il lavoro degli scout, se il “lavoro” è fatto con coerenza e senza compromessi, paga.

Un suggerimento, di tanto in tanto, senza esagerare e senza pomposità, lasciate trapelare i Vostri titoli accademici, noi ci consideriamo tutti fratelli “siamo dello stesso sangue tu ed io” per motivi facilmente comprensibili il mondo esterno apprezza i titoli accademici, per cui se sono solo Pinco Pallino sono un fesso qualunque, ma se sono il dott, ing, prof. Pinco Pallino salgo di qualche gradino. Non lo dico per vana gloria, ma perché bisogna che gli altri si rendano conto che abbiamo un escursus culturale spesso di tutto rilievo.

Il nostro comportamento, però, farà inserire il nostro gruppo nel contesto sociale che ci circonda.

Un argomento, fra i tanti, che mi sta particolarmente a cuore “un movimento tante associazioni”e per concludere “ nel 2007 anno del centenario, il motto fu “un mondo una promessa”.

Chi di voi si è divertito a documentarsi sulla nascita dello scoutismo nel mondo ed in Italia ora sa che in quel periodo storico molte furono le ide e le persone che si attivarono a favore della gioventù, il ragionamento, tanti figli tante braccia per aiutare ad andare avanti, cominciava a vacillare.

Qualcuno cominciò a pensare che tanti ragazzi abbandonati a se stessi dovevano essere aiutati a crescere.

Dei vari tentativi a livello mondiale quello che ebbe successo, e lo ha tutt’ora, fu lo scoutismo di Baden-Powell, mentre in Italia nasceva il CNGEI.

Altri movimenti che pur avevano tanti buoni requisiti finirono per morire con il loro creatore.

Il mondo cattolico volle uno scoutismo tutto suo e nacque l’ASCI, ma fu nel dopo 2° Guerra Mondiale, che iniziò una sorta di diaspora dai due movimenti che avevano ripreso le attività, la prima fu la nascita dei due movimenti femminili cosa che aveva una sua logica.

Poi lentamente cominciò a prevalere un ragionamento, tutto italico se vogliamo, in tanti pensavano che la loro idea fosse più meritevole di essere coltivata.

Non voglio entrare nel merito ma la realtà adesso e che in Italia ci sono circa 70 movimenti scout, e, giustamente, ciascuna pensa, segretamente, di essere il portatore della verità scout.

Eppure, eppure, Voi che frequentate i Campi Scuola della Federscout avete un momento splendido tutti i giorni all’alza bandiera, ogni giorno una cerimonia diversa, in ciascuno c’è del bello, personalmente ipotizzerei un solo movimento scout, una sorta di mega Federscout, ma i sogni sono una cosa la realtà è diversa.

Certo l’alza bandiera svolta con procedure diverse può sembrare una stupidata, forse, ma lo è solo per chi vede l’aspetto folcloristico, ma badate bene ogni singola Associazione si è sforzata di esprimere in quella cerimonia il significato migliore della Legge, della Promessa, del rispetto per la Bandiera Nazionale.

Significa anche che ciascuna Associazione è portatrice di valori che magari sfuggono ad una analisi superficiale, e questo ci insegna di non fermarci mai alla prima impressione, (diceva un saggio di non fermarsi mai alla prima taverna, ma poiché lo scout è un acuto osservatore……)

Allora dobbiamo cercare di sforzarsi e vedere la bellezza e la ricchezza della nostra realtà attuale.

Mi piace immaginare un gigantesco fascio di fiori di campo con bellezza individuale con profumi singoli, una sorta di piccolo jamboree (marmellata), ciascuno portatore di una sua bellezza individuale.

Un fenomeno che si sta’ verificando in Italia, anche in funzione della forte immigrazione da paesi del nord Africa, è la presenza di bambini di religione mussulmana e/o di altri riti di religione cristiana.

È un discorso difficile ma tento di esporre il mio pensiero.

  • Sembra (da una indagine, di cui non conosco gli autori) che le famiglie non cattoliche e/o mussulmane preferiscano iscrivere i loro figlioli nei gruppi cattolici piuttosto che nei gruppi dichiaratamente pluri confessionali.

  • Il perché mi sembra intuibile, i gruppi pluriconfessionali alla fine per contentare tutti non contentano nessuno.

  • Non conoscendo gli autori di questa indagine non posso garantirne la serietà.

Come comportarsi?? . Non è cosa facile perché i casi posso essere molteplici, perché le confessioni cristiane sono tante, ma comunque certamente hanno in comune il “Padre Nostro”. In ogni caso nella ipotesi di attività che siano dichiaratamente religiose più che spirituali è bene parlare con il pastore delle singole congregazioni.

Problema diverso quando si parla di mussulmani, anche in questo caso abbiamo una molteplicità di confessioni, non abbiamo nulla o quasi in comune salvo il rispetto da parte mussulmana della figura di

Gesù (عيسى )e di Maria (مريم)

Ma di questa religione ci colpiscono alcuni atteggiamenti estremamente visibili, come il

Ramadam (رمضان)

(nel calendario musulmano, nome del nono mese lunare, nel corso del quale si osserva la completa astensione quotidiana (dall’aurora al tramonto) da cibi, bevande, rapporti sessuali), come le preghiere giornaliere, come il salutarsi, come l’invocare

Allha (الله أكبر)

il misericordioso, anche se è più corretto Allah il più grande).

Ma a ben riflettere sono cose che una volta facevamo anche noi, sia pure con alcune varianti, il venerdì non si mangiava carne e si mangiava solo di magro, quando ci si salutava il saluto di rito era “che Dio ti accompagni”, le preghiere?, in tutte le case ,o quasi, era di rigore il rosario serale.

La nostra spiritualità va bene anche per i mussulmani perché in ogni caso aiuta a riflettere, ad ammirare il bello, ci porta al Supremo.

Attenzione a volte ci facciamo prendere da una serie di scrupoli, quali non offendere la sensibilità del mussulmano con l’esposizione del Crocifisso, oppure con la celebrazione del Natale o della Pasqua, ma perché dobbiamo vergognarci della nostra religione, corriamo il rischio gravissimo di buttare l’acqua sporca con tutto il bambino.

Non facciamo come gli inglesi che cominciano a parlare di “feste d’inverno”.



Ricordiamoci che San Giorgio fu scelto quale patrono degli scout non in funzione del fatto di essere un santo, o di essere il Patrono della Gran Bretagna, ma perché incarnava la figura del Cavaliere protettore e difensore dei deboli figura che andava bene per tutte le religioni, racconta B-P che in India in un tempio aveva visto una statua che riproduceva un cavaliere che infilzava un drago, immagine simbolica del male.



Ho riportato tra disegni, il primo che simboleggia il passaggio di nozioni, cosa che facciamo sempre nel momento che parliamo con persone più giovani di noi, ma spesso anche con i nostri pari età, nessuno può trasmettere alcunché se non ha appreso.


Uno scout a cavallo, novello San Giorgio, che infilza il drago, in quasi tutto il mondo simbolo del male.


Tre scout in piroga, il più classico dei simboli del “guida da te la tua canoa” che sta a indicare che in definitiva siamo sempre soli al timone e alle pagaie.


Buona strada

Marcello Penzone

Gazzella leggiadra delle nevi

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